RABBIA VAI VIA!
La Pandemia ha colpito e cambiato le nostre abitudini sia di adulti che bambini, agevolando lo sviluppo di stati ansiogeni, disturbi del sonno, aumento stati depressivi e rabbia. Quest’ ultima emozione sembra essere presente nei bambini più piccoli, che privati di luoghi e momenti di aggregazione utili per lo sviluppo sociale, quindi isolamento da coetanei, ha facilitato comportamenti aggressivi con statti di rabbia improvvisi (acting out)
CHE COS’E’?
La rabbia è una massiccia disorganizzazione del sé. Durante uno scoppio d’ira, il livello di tensione nel corpo e nella mente del bambino è talmente alto da suscitare in lui un incontrollato bisogno di scaricarlo, verbalmente o fisicamente. Alcuni bambini esplodono regolarmente, scaricando la tensione che sentono nel corpo e nella mente attraverso morsi, calci, picchiando, imprecando, gridando, o perdendo il controllo. E’ come se dovessero eliminare sia la tensione sia la persona che reputano esserne la causa. Lo stato corporeo di sovra stimolazione compromette la capacità di pensiero del bambino. Durante lo scoppio d’ira, la parte del suo cervello che funziona è quella sub corteccia cerebrale (il cervello mammifero), e non il cervello superiore (la parte del cervello in grado di pensare le emozioni senza limitarsi a scaricarle), da ciò si comprenderebbe l’incapacità di controllo.
Cause:
Le cause che permettono lo svilupparsi di tale emozione sono varie tra queste spicca:
- Isolamento, infatti da numerose ricerche su animali è emerso, visto che condividiamo la parte inferiore del cervello con essi, che proprio in quella parte del cervello ha sede il sistema che regola la rabbia. Tale emozione deriva dall’isolamento che produce un abbassamento della serotonina.
- I bambini chiusi nella propria rabbia stimolano la rabbia negli altri.
- I bambini sempre arrabbiati si divertono con film e giochi violenti.
- Un bisogno profondo disperato, inascoltato può portare alla rabbia.
- Un amore non corrisposto.
- Separazione e perdita
- Un genitore intermittente
- Genitore rabbioso
- Un infanzia di grida, botte e violenze può consolidare nel cervello inferiore del bambino un circuito iperattivo della rabbia.
- Abuso, violenza, vergogna
Come aiutare il bambino prigioniero della rabbia?
Se si dovesse sviluppare, regredendo, un comportamento molto infantile, come di un bambino di un anno, trattatelo come se avesse un anno. Molti bambini già grandi, prigionieri della propria rabbia, vengono puniti, ma emotivamente parlando, hanno subito un arresto nello sviluppo.
In altre parole non sono in grado di fare di meglio. Il bambino prigioniero della rabbia non ha stabilizzato nel suo cervello i fondamentali sistemi di moderazione dello stress. È un meccanismo inceppato che va sostituito. I bambini di qualsiasi età chiusi nella propria rabbia hanno una cosa fondamentale in comune con i bambini di un anno: non sono in grado di regolare le proprie emozioni troppe intense. Hanno bisogno che ci sia un adulto che lo faccia per loro, calmandoli, tranquillizzandoli, e svolgendo un’azione di contenimento; un adulto che offra le parole per raccontare i loro stati emotivi, perché loro non ne sono capaci. Esempio: “sei arrabbiato con Paolo perché ha preso la tua penna. Deve essere stato proprio brutto per te”.
Quando un bambino vi permette di aiutarlo a pensare alle proprie emozioni, anziché scaricarle, è un grande passo avanti in termini di fissazione dei meccanismi cerebrali. Così facendo si sta aiutando nel bambino il tracciarsi nel cervello le vie nervose fondamentali che lo aiuteranno, un po’ alla volta, a calmarsi da solo, inibendo gli impulsi aggressivi del cervello inferiore.
Chiedere invece ad un bambino di calmarsi è dannoso. Il bambino prigioniero della rabbia non è capace di calmarsi o di frenare i suoi impulsi, perché non possiede la chimica e le vie nervose nel cervello necessarie, in quanto in presenza della rabbia vi è un aumento della produzione dell’adrenalina e di cortisolo.
La funzione regolatrice dell’adulto è fondamentale e sono quattro le funzioni regolatrici adulto-bambino per un bambino pieno di rabbia.
- Sintonizzarsi con l’intensità delle emozioni del bambino, quindi rispondere all’emozione del bambino con un’appropriata espressione del viso e il giusto tono di voce, per mostrargli empatia. Così si sentirà in contatto con voi. Esempio se lui sta gridando di rabbia, non rispondere con un filo di voce, ma in maniera energica e forte: “Sei davvero molto arrabbiato eh! Capisco, sai, che tu sia molto scocciato perché non hai potuto avere il gelato”. Si può commentare anche la forza delle sue emozioni: “non sei soltanto un po’ arrabbiato, sei molto, molto arrabbiato”. Rispondere alla sua energia rabbiosa con vivace empatia: “caspita! Sei proprio arrabbiato”, “Ti fanno arrabbiare proprio tanto le nostre regole!”.
- Convalidare la sua esperienza, il modo in cui sperimenta un certo evento. Bisogna offrire al bambino l’esperienza di un comprensione profonda, un autentico riconoscimento di quello che lui è, di quello che prova. Il suo modo di vivere le emozioni è come quello di un neonato, quindi non dobbiamo aspettare che lui trovi le parole giuste per esplicitare lo stato di rabbia, ma aiutarlo noi, senza cercare di fargli capire che anche voi vi sentite come lui, ma affermare, comprendere e riconoscere le emozioni che sta provando lui. Così non si sentirà in compagnia del suo tremendo dolore.
- Contenere il bambino e le sue emozioni. La funzione di contenimento permette al bambino di sentirsi sicuro nel poter provare le sue emozioni (Fosha, 200, p5). Il contenimento è necessario perché va oltre le facoltà emotive del bambino di elaborazione della sua sofferenza. Lui non è in grado di contenere da solo le proprie emozioni, spesso si spinge fino allo stremo cercando di bloccarsi, poi esplode quando fallisce. Il contenimento può essere anche fisico, offrendo comunque i confini che sta cercando.
- Calmare i bambini. Le parole, alcune volte, non bastano per tranquillizzare un bambino rabbioso, ma ha bisogno di un tono morbido e di un tocco gentile. Toccarlo in modo tranquillo e fermo è molto efficace.
In tal senso è fondamentale sintonizzarsi, convalidare, contenere e consolare il bambino arrabbiato; se non trova le parole per esplicitare tale emozione, può utilizzare un altro canale alternativo di comunicazione ed espressione, ossia quello artistico che sembra essere un ottimo metodo per esprimere le emozioni in quanto dentro la sua gabbia emotiva. Potrà utilizzare le metafore che lo aiuteranno, fornendo un enorme sollievo, esprimendo l’intensità dell’emozione che sta cercando di gestire da solo, senza riuscirci. Costituisce un valido momento per sentirsi “visto” e ascoltato, in un modo che permetta a lui e all’altra persona di sapere quanto difficile sia stato tenersi dentro tutte quelle emozioni per così tanto tempo. Se non si offre ad un bambino vittima della rabbia un modo artistico di espressione è probabile che rimanga prigioniero nel suo mondo, in quanto aiuta a sentire convalidata la sua esperienza del dolore. Queste sono utili indicazioni da utilizzare sia a casa che a scuola.
Nel prossimo appuntamento indicheremo alcune attività da fare in classe per regolare la rabbia.
Fonte : “AIUTARE I BAMBINI.. PIENI DI RABBIA E ODIO” di M. Sunderland, N. Armstrong, Erickson.
Dott.ssa Francesca Fiume