IN DIALOGO CON LA SCUOLA

Quante volte l’insegnante si trova in difficoltà perché un alunno non riesce ad adattarsi allo stile pedagogico, non sembra reattivo alla lezione, non partecipa o non riesce ad appassionarsi alla didattica? In questo possono aiutarci le strategie didattiche.

SAI COSA SONO LE STRATEGIE DIDATTICHE?

Insieme di operazioni e risorse pedagogiche che sono utilizzate in modo pianificato e all’interno di un contesto pedagogico, per favorire il conseguimento di scopi e obiettivi in base alle caratteristiche differenti degli alunni, quindi che tengano conto della diversità come fonte di apprendimento.

LE STRATEGIE DIDATTICHE SONO FONDAMENTALI PER AUMENTARE LA MOTIVAZIONE ALL’APPRENDIMENTO.

Sono varie, ma solo alcune rilevanti dal punto di vista pedagogico, quindi sarà premura della rubrica trattarne qui. Oggi tocca al PROBLEM-SOLVING!

PROBLEM-SOLVING con esso si cerca di sviluppare abilità nella risoluzione di problemi, spendibile in ogni ambito, sembra essere la modalità più conosciuta, ma paradossalmente la meno usata. Questo metodo permette di sviluppare capacità di valutazione e giudizio obiettivo, insegnando alla risoluzione di problemi sempre più complessi.

La competenza di tale strategia permette, inoltre, ai soggetti di fronteggiare con maggiore efficacia lo stress e le frustrazioni ed ha un impatto positivo anche sul rendimento scolastico, secondo alcune ricerche, incidono su una minor probabilità di sviluppare comportamenti ansiogeni e devianti, incidendo su orgoglio e  autostima del soggetto che utilizza l’uso sistemico di strategie di problem-solving.

COME USARE IL PROBLEM-SOLVING A SCUOLA?

Ecco 7 fasi:

  1. Riconoscere che esiste un problema! Quindi essere consapevoli delle proprie emozioni primo indizio che un problema è presente e deve essere risolto. Occorre fermarsi a pensare prima di agire in maniera avventata.
  1. Individuare in cosa consiste il problema e cercare la causa.
  2. Stabilire gli obiettivi rispetto ai risultati attesi
  3. Formulare soluzioni potenziali in base alle risorse
  4. Valutare per ciascuna soluzione, quali possono essere le conseguenze logiche
  5. Scegliere la soluzione migliore
  6. Strutturare ed attuare un piano.

Il PROBLEM-SOLVING comprende una componente emotiva, perché l’emozione fa accorgere che vi è un problema, una cognitiva che permette di identificarlo, una comportamentale volta a portare a termine il programma.

Per quanto concerne il punto di vista didattico, utilizzare il problem-solving significa abbandonare la solita lezione cattedratica, per orientare l’apprendimento verso la risoluzione di un problema, proponendo un quesito che crea una dissonanza cognitiva (fra ciò che si sa e ciò che ancora non si conosce),spingendo così lo studente per colmare l’interrogativo a formulare tesi e ipotesi ed a verificarle in modo accurato.

La didattica del PROBLEM-SOLVING è stimolante ma anche esigente , riesce a suscitare interesse e coinvolgimento, ma richiede concentrazione e rielaborazione.

E’ appurato come gli studenti apprendano con entusiasmo le informazioni presentate sotto forma di problemi, perché percepiscono di essere capaci, della potenza della propria mente in grado di formulare ipotesi, soluzioni, nello scavare gli errori. Con gli studenti con problemi motivazionali queste strategie si rilevano vincenti. Quando l’interesse, il coinvolgimento, la disponibilità ad apprendere  si rilevano stabili, si può passare dagli esempi pratici si può passare a situazioni più astratte e simboliche, da qui si evince come questo sia un metodo graduale per abituare la mente a ragionamenti sempre più complessi. Si parte dalla concretezza che è il trampolino di lancio. Le situazioni problematiche non funzionano se sono presentate come quiz, come passatempo o divertimento. Bisogna che gli alunni sappiano sempre cosa fanno, quali concetti o abilità impareranno ad usare.

Esempio:

INSEGNANTE legge un libro per sospendere a momenti la narrazione e chiedere agli alunni, divisi magari in piccoli gruppi, cosa farà il protagonista di fronte a questo problema?

Così si pone agli allievi un problema da risolvere e poi si potranno confrontare le risposte di ognuno con quelle contenute, invece, nella narrazione. Quindi il libro diventa un mezzo per pensare, un occasione per generare ipotesi e soluzioni alternative.

Le domande per stimolare la risoluzione dei problemi saranno sempre adeguate alle fasce d’età degli alunni, perché siano adeguate alle risorse cognitive dei singoli.

C’E’ BISOGNO DI TUTTO L’AIUTO PER LA DIDATTICA IN QUESTO MOMENTO STORICO, UTILIZZARE LE STRATEGIE DIDATTICHE, FRA CUI IL PROBLEM SOLVING AIUTA LA MENTE A SPAZIARE SENZA TRAPIANTARE NOZIONISMI, MA AIUTANDO A FAR CRESCERE RAGIONAMENTO LOGICO, EMPATIA, RENDENDOLI CAPACI E AUMENTANDO LA LORO AUTOSTIMA. “IO SONO CAPACE DI TROVARE LA SOLUZIONE”. FORZA INSEGNANTI CORAGGIOSI AIUTIAMO I NOSTRI ALUNNI A PENSARE!!

DOTT.SSA FRANCESCA FIUME