Siamo alle porte della fine delle vacanze estive e dell’inizio dell’anno lavorativo e scolastico. È un tempo particolare: per qualcuno carico di nostalgia o di ansia e preoccupazione, per altri pieno di gratitudine e speranza, per altri ancora utile per fare memoria o per progettare. Insomma, è senz’altro un tempo di passaggio.

I momenti di transizione come occasioni di pratica

Attraversare un periodo di transizione è una sfida, che ci espone al rischio di rimuginare sul passato e/o sul futuro, ovvero di pensare e ripensare in maniera morbosa al momento che abbiamo terminato di vivere e/o a quello che ancora ci aspetta, elicitando in noi emozioni spiacevoli, come ansia, tristezza, preoccupazione, malinconia, nostalgia, gelosia, rammarico e molte altre.

La mindfulness ci insegna, invece, a rimanere proprio qui, a vivere il momento nel quale siamo, in modo non giudicante e accogliente dei nostri pensieri, emozioni e sensazioni. Ci invita ad accogliere la realtà presente così come è, anche quelle volte in cui non ci piace proprio del tutto. L’accettazione mindful, ovvero consapevole, non è però irragionevole o assolutistica. Infatti alcune volte il nostro presente può essere un momento in cui praticare l’accettazione, altre volte l’impegno verso qualcosa, altre ancora fare memoria di qualcosa o qualcuno. Insomma, l’accettazione è uno degli aspetti del vivere mindful, ma non è l’unico: ogni momento è un’occasione per vivere nel proprio presente, che, quasi per definizione, è un momento unico e personale.

Ri-partiamo dalle basi

Sopratutto nei momenti di transizione, può essere difficile calmare la nostra mente e comprendere da che cosa è composto il nostro qui e ora. Per far fronte a questo periodo indefinito, ri-partiamo dalle basi:
  • Meditare qualche minuto al giorno il maggior numero di giorni possibile così da abituare la nostra mente a rimanere sedimentata nel qui e ora;
  • Praticare attraverso attività informali (passeggiare, fare le scale, guidare, cucinare, mangiare, lavarsi, leggere, sistemare uno spazio o cantare) ponendo la nostra attenzione sulle sensazioni corporee, sui movimenti, sui gusti, sugli odori, sui colori o sulle consistenze così da portare un po’ di creatività e curiosità all’interno delle nostre pratiche, utilizzando la mente del principiante.
Insomma, la risposta è praticare, praticare e praticare, nei modi più tradizionali e/o creativi e personali: ciò ci permette di fare contatto con noi stessi e col mondo nel momento presente e, di conseguenza, di capire da cosa è composto e a cosa ci chiama. Dott.ssa Mantovani Margherita