La gentilezza viene spesso sottovalutata e bistrattata. Chi è gentile viene spesso considerato un ingenuo o chi la pratica un guru. Ce ne accorgiamo continuamente: nonostante se ne parli molto, di essere gentili, di aiutare il prossimo, poi ne fatti l’essere gentili viene spesso scoraggiato, con frasi come “quello lì è così gentile, chissà perché.. forse nasconde qualcosa” oppure “chissà cosa vuole da me”. In un mondo in cui vige la legge del mors tua vita mea, la gentilezza è vista con diffidenza.
La gentilezza, invece, è uno strumento potentissimo e una virtù considerata preziosa in molte tradizioni. La psicologia ne ha fatto anche un oggetto di studio ed è stato visto come essa contribuisca notevolmente al benessere individuale, relazionale e sociale.
La gentilezza è collegata alla gratitudine, all’amore e rispetto per sé e per l’altro e può essere alimentata intenzionalmente attraverso piccoli gesti quotidiani. Se rivolgiamo questi gesti ai nostri congiunti, le idee sono moltissime. La sfida è renderlo possibile in un momento storico come quello che stiamo vivendo anche con chi incontriamo fuori di casa. Fare un sorriso al commesso di un negozio, non è più così semplice perché le mascherine, pur proteggendoci, ci impediscono di vedere e di far vedere la bocca e metà viso, perciò un sorriso, anche se comunicato con gli occhi, può passare inosservato. Per non parlare delle corrette ma complesse limitazioni derivate dal distanziamento sociale. Allora come poter praticare la gentilezza con l’altro nella nostra vita quotidiana, anche in un tempo storico così impervio? Attraverso la parola! La mindfulness ci fornisce, all’interno di quella che viene chiamata pratica della gentilezza amorevole, una serie di frasi: “possa tu essere al sicuro e protetto da ogni negatività interiore ed esteriore”, “possa tu essere felice”, “possa tu essere libero dalla paura”, “possa tu essere sano nel corpo e nella mente”. Possiamo, all’interno della nostra giornata, individuare almeno una persona (se stessi, una persona cara o uno sconosciuto) e rivolgergli per qualche istante tutta la nostra attenzione consapevole e augurargli qualcosa di positivo o fare un piccolo atto di cura e gentilezza nei suoi confronti. Se ce la sentiamo possiamo parlargli esplicitamente, altrimenti possiamo augurargli il meglio anche nella nostra mente. Cerchiamo di non aspettarci nulla in cambio, lasciando ogni giudizio. Semplicemente gentilezza. Potremo notare come, anche con una piccola parola, la gentilezza può effettivamente rendere il nostro atteggiamento mentale più amorevole e compassionevole. Ma… è possibile essere sempre gentili? Forse no, ma di certo possiamo aspirare alla gentilezza o considerarla la luce che guida la nostra intenzione. Dott.ssa Margherita Mantovani