Covid e Social Media
L’andamento ciclico dei lockdown e della crisi emergenziale dovuta alla pandemia da Covid-19 sta gradualmente influenzando la quotidianità di molti di noi. Se alcuni cambiamenti possono risultati più evidenti, come l’impossibilità di uscire e compiere molte delle abituali attività, molti altri rimangono silenti, nascosti e meno evidenti. Tra questi evidenziamo l’aumento esponenziale del tempo passato usufruendo delle piattaforme tecno-mediate (utili per lavorare e studiare da remoto) e dei Social Network (tra i più noti ed utilizzati, ricordiamo: Facebook, Instagram, Twitter e Tiktok).
In particolare, il forte impatto che la pandemia Covid-19 sta avendo sulla fruizione dei Social Media e dei canali digitali da parte dei più giovani è un dato da analizzare nelle sue implicazioni psicologiche ed educative.
Fake news
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sottolinea come nell’era dei social la deformazione della realtà sia un grande pericolo. La circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, rende infatti difficile orientarsi: una pioggia di notizia in cui si incrociano e confondono verità e falsità, dicerie e conferme, ipotesi, assiomi, teoremi.
Autostima e relazioni? Questione di like e follower.
Il rapido sviluppo dei social media e dei siti di social networking nella società umana negli ultimi dieci anni ha portato a una maggiore attenzione al valore delle relazioni sociali e alla connessione con gli altri. La ricerca suggerisce che perseguiamo risultati socialmente apprezzati o gratificanti – approvazione, accettazione, reciprocità – come mezzo per conoscere gli altri e soddisfare i bisogni sociali di formare relazioni significative.
Alto risulta il rischio di perseguire obiettivi validi, alti e nobili con modalità distorte e disfunzionali: il numero dei like (indice di gradimento) e dei followers (utenti interessati a seguire un certo profilo) sarebbero misura e indice del valore, della popolarità, delle capacità, del successo di un individuo, sempre più influenzato ed irretito dai modelli culturali e sociali promossi all’interno degli stessi canali. Il messaggio è chiaro: “vuoi essere ok? Just be like it! (= Sii proprio in questo modo!): qualsiasi deviazione dalla norma è tagliata, bannata o, più spesso, oggetto di derisione, commenti denigratori. Per un maggiore approfondimento sul tema consiglio le letture del professor T. Cantelmi.
Il rewarding e la gratificazione da Social
La condivisione di contenuti online si basa sul principio del rewarding o del rinforzo di tipo sociale: tanto più un contenuto parlerà al nostro sistema limbico o “emozionale”, tanto più sarà in grado di catturare la nostra attenzione, trattenerci per più tempo in un certo luogo digitale e promuovere in noi determinati comportamenti. Per un approfondimento sul tema consiglio la visione del docufilm presente su Netflix: “The Social Dilemma”.
In tale scenario, cosa accade ai più giovani? Dove e come passano il loro tempo online i nativi digitali?
Presentiamo i dati dell’indagine sul cyberbullismo e sull’utilizzo dei social, coordinata dal Prof. Tonino Cantelmi dell’Università Europea di Roma, con un campione di ricerca costituito da ben 2.778 ragazzi dagli 8 ai 18 anni.
Da quanto emerso, quella attuale sarebbe una generazione super tecnologica e iperconnessa: l’81% afferma che tutti i dispositivi presenti a casa sono connessi ad internet. L’intero totale del campione controlla i propri profili online, il 55% li aggiorna più e più volte nel corso della giornata per non tralasciare nessun dettaglio di ciò che accade.
I ragazzi sono connessi su più social contemporaneamente, fino ad arrivare anche a 5, i più utilizzati sono: Instagram 77,4%, Youtube 62,3%, Snapchat 35,7% e in netto declino rispetto agli anni precedenti Facebook 33,9%.
In merito all’utilizzo degli smartphone, circa il 21% del campione abitualmente gira video e li diffonde tramite i social. Il 31% del campione ha dichiarato di essere stato un “cyberbullo”, facendo girare video imbarazzanti per prendere in giro i compagni e 1 su 2 condivide immagini personali. Un dato allarmante soprattutto se pensiamo al fenomeno del sexsting.
Preoccupanti i dati sulle fake news: ben 8 ragazzi su 10, cioè l’83% del campione, non verifica la veridicità dei contenuti che legge online e il 47% ritiene poco corrette e attendibili le informazione su Internet. Non si procede, dunque, ad un controllo più approfondito delle notizie nonostante ci sia il sospetto di trovarsi di fronte alla possibilità di essere mal informati. Otto ragazzi su dieci si fidano solo delle loro capacità personali e dell’istinto per distinguere le informazioni vere da quelle false, con un’alta esposizione al rischio di validare notizie false. Inoltre, più della metà del campione (circa il 55%) ha dichiarato di aver creduto ad una fake news.
Emerge, infine, un basso controllo sulla vita online dei ragazzi: il 63% del campione esplora il web in solitudine, nella propria stanzetta o in giro per casa con un pc portatile.
Questione di priorità
In conclusione è possibile sottolineare quanto il periodo di crisi legato alla pandemia, i continui richiami al distanziamento sociale abbiano creato una nuova sfida, quella di vivere nella giusta distanza (fisica, relazionale e digitale) le proprie relazioni interpersonali.
La sfida per i ragazzi sarà crescere in un contesto così mutato e poco noto al mondo educante: a quest’ultimo la possibilità di imparare stando al fianco dei più giovani, aperti al cambiamento con un atteggiamento di scetticismo ed aperta curiosità.
Dott.ssa Sara Del Pinto
Fonti:
- http://www.toninocantelmi.it/index.php/rassegna-stampa/safer-internet-day-2019-e-cyberbullismo
- https://www.iss.it/coronavirus/-/asset_publisher/1SRKHcCJJQ7E/content/il-social-network-al-tempo-del-coronavirus
- A. Pellai (2015). Tutto troppo presto: l’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di internet. Novara: De Agostini.