Roma, 12 maggio 2017
Che ne faremo di Venere?
La bellezza femminile sul banco degli imputati: “Che ne faremo di Venere?” donne, moda ed arte interrogano.
E’ stato davvero un successo di pubblico e interesse, l’evento realizzato dall’Associazione Progetto Pioneer “Che ne faremo di Venere? La bellezza femminile come limite o opportunità” svoltosi Domenica 7 maggio in una suggestiva location, con soffitti affrescati ed ampi saloni, nel centro storico di Roma. La serata, ad invito, ha affidato a tre diversi linguaggi il compito di approfondire la relazione tra donne e bellezza: una tavola rotonda, una sfilata di moda dal vivo e una mostra d’arte.
Ad aprire l’incontro, ospitato nella sede romana dell’Associazione Turris Eburnea, è stato l’intervento dello psicoterapeuta Marco Scicchitano, Presidente dell’Associazione Pioneer. “Il Pioneer è un’associazione che si occupa di educazione affettivo-sessuale e valorizzazione delle differenze, in primis, quella maschile e femminile” ha spiegato Scicchitano, che ha aggiunto: “Questo è un evento di Pioneer per la donna. Progettato dall’equipe femminile del Pioneer. Spesso oggi le donne sono al centro dell’interesse mediatico soprattutto in termini negativi, per fatti di cronaca o discriminazione. Ci sembra importante porre al centro dell’attenzione la donna anche in termini di sviluppo di una riflessione positiva su cosa la caratterizzi e sul suo valore per il mondo”.
Ha quindi avuto inizio una tavola rotonda tutta al femminile, che ha visto come moderatrice la giornalista Elisa Calessi e come interlocutrici ospiti d’eccezione quali la giornalista scrittrice Costanza Miriano e la Direttrice dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna (ISSD) dell’Upra Marta Rodriguez, accanto a Myriam Conti di Progetto Pioneer.
Da quando la donna ha messo piede sulla Terra, ha sentito il desiderio di sentirsi bella agli occhi di qualcuno. Non a caso, insieme ai primi resti di homo sapiens, sono stati ritrovati anche trucchi e gioielli. Ma la bellezza è una condanna o una risorsa per le donne? Interpellata da Elisa Calessi, Costanza Miriano ha affrontato la questione della bellezza come uno dei diktat dei tempi moderni, insieme alla salute e alla giovinezza perpetua. “La donna è fatta per vivere per lo sguardo di qualcuno” ha dichiarato la giornalista, che ha poi specificato: “Perché la femminilità è apertura. Vuoto disponibile. Capacità di accoglienza. L’indipendenza è un’illusione. La vera domanda è: ‘A chi voglio piacere io?’ Decidere per quale sguardo vivere”. Di seguito, c’è stato l’intervento di Marta Rodriguez, recentemente nominata nuova Responsabile della sezione donna del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita, centrato sulla specificità della bellezza femminile. “Credo che la bellezza in una donna emerga dalla luce che si sprigiona quando la donna ama ed è feconda, al di là della gestazione fisica. L’autentica bellezza per una donna è la luce che emerge dalla sua armonia interna, quando ogni cosa è al suo posto, che è una bellezza che va molto oltre quella estetica”. “Inoltre la femminilità delle consacrate e quella delle sposate” ha continuato Marta Rodriguez “s’illuminano a vicenda e permettono di ricostruire nell’insieme la vera natura della bellezza femminile”. La tavola rotonda si è conclusa con l’intervento di Myriam Conti. “L’identità femminile è un’identità relazionale” ha spiegato la studiosa del Pioneer, che ha aggiunto: “naturalmente ed evolutivamente equipaggiata per sbilanciarsi verso la relazione per la sua funzione materna. Su questa premessa femminismo della differenza e filosofi cristiani trovano un punto di convergenza sorprendente, che ha avuto interessanti riscontri anche in recenti evidenze scientifiche sulle modalità di funzionamento del cervello femminile. Questa dotazione e predisposizione naturale verso la relazione rende la donna una sorta di macchina ad altissime prestazioni in grado di decifrare e partecipare del vissuto di altri esseri umani. Ma il sentire gli altri come parte di sé e sé come parte degli altri, oltre a trasformare la donna in uno straordinario dono per l’umanità, capace di ‘mettere al mondo il mondo’ (non solo fisicamente), la rende molto più sensibile al giudizio e allo sguardo dell’altro, che diviene parte del proprio stesso modo di percepirsi (lo sguardo della donna su se stessa è uno sguardo che introietta lo sguardo altrui)”. Myriam Conti ha affidato quindi la riflessione conclusiva al tema del desiderio, strutturalmente connesso con la dimensione della bellezza “che ha sempre una natura relazionale”.
A seguire, due sfilate dal vivo dal titolo “la bellezza come opportunità” sono state l’occasione per riflettere sulla moda. È solo uno strumento del mercato che si serve delle donne e le rende tutte uguali o può essere concepita per valorizzare il corpo e la personalità di ogni singola donna? In passarella si sono alternate le modelle dell’Associazione Turris Eburnea e dell’Atelier romano “Eligere”. “La moda può parlare al corpo o all’anima” di chi la guarda, ha spiegato prima della sfilata, Gabriella Costa di Turris Eburnea. Gabriella ha raccontato come la ‘mission’ dell’associazione sia quella di aiutare le giovani a prepararsi all’amore, educandole ad una cura di sé che valorizzi (e non disperda) la propria irripetibile forma di femminilità, attraverso l’organizzazione di sfilate a cui partecipano le ragazze. Anche l’atelier “Eligere”, fondato da due giovani donne accomunate dalla passione per la forma, l’artigianato e il design, ha introdotto la sua sfilata affermando l’importanza della moda come espressione soggettiva, come scelta, già sottolineata nel nome dell’atelier “Eligere”, che significa proprio: “scegliere”. “Crediamo in una moda come linguaggio che aiuti a mostrare la propria differenza, invece di una moda che rende tutte uguali, come spesso accade oggi” è il pensiero di Marta e Serena, le due imprenditrici, che durante l’incontro hanno affidato le proprie considerazioni ad un lettore scelto. A conferma delle loro parole, la presenza in passarella di bellissime modelle di età diverse, e non solo giovanissime.
Ha concluso la serata la suggestiva mostra sul femminile dell’artista Francesco Astiaso Garcia, che ha presentato il volto femminile, visto nello specchio degli occhi maschili del pittore. Astiaso ha affrontato il ruolo della donna nell’arte e nella vita degli uomini. La bellezza femminile ha ispirato da sempre l’agire maschile: nella vita, nella letteratura, nell’arte. “Come nell’arte l’armonia è data dai colori complementari” ha dichiarato l’artista “da differenze cromatiche che si completano e esaltano a vicenda, così accade per il maschile e femminile. La bellezza è data dai contrasti, da contrasti armonici”. “Credo che sia tempo di riconoscere alla donna il giusto posto” ha aggiunto da ultimo il pittore “ovvero una posizione eccezionale. Le donne, molte donne, a prescindere dal fatto che siano madri, per il solo fatto di essere donne possiedono la caratteristica della fertilità spirituale: portano verso il cielo. Fanno germogliare, sensibilizzano, rendono più umano l’uomo, aiutano l’uomo a spostarsi dalla prospettiva orizzontale a quella verticale. La bellezza salverà il mondo, affermava Dostoevskij. E la bellezza salverà la donna? Era uno degli interrogativi di questa serata. Ma io credo che alla fine sarà proprio la donna, che salverà la bellezza”.