Recentemente si sente spesso parlare di “violenza di genere” in vari ambiti e, generalmente, come se fossero sinonimi, in associazione alla violenza sulle donne; anche nelle Linee Guida Nazionali (art. 1 comma 16 L. 107/2015, “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”) si legge testualmente: «Anche la stessa questione della violenza sulle donne in quanto donne, la cosiddetta violenza di genere».

Insoddisfatto di tale associazione tra un termine generico e un significato tanto specifico, consapevole che frequentemente, in Italia, si tende a conferire ai vocaboli significati diversi rispetto alla letteratura internazionale, ho svolto una ricerca sull’uso dell’espressione “violenza di genere”, che ha prodotto, a mio avviso, interessanti risultati.

L’espressione “violenza di genere” – per quanto sono stato in grado di risalire indietro nel tempo – è stata inserita per la prima volta nella Declaration on the elimination of violence against women adottata dall’ONU nel 1993, dove è scritto: «For the purposes of this Declaration, the term “violence against women” means any act of gender-based violence that results in, or is likely to result in, physical, sexual or psychological harm or suffering to women, including threats of such acts, coercion or arbitrary deprivation of liberty, whether occurring in public or in private life»[1].

Nonostante la Dichiarazione inizi con l’affermazione «per gli scopi di questa dichiarazione», limitandone quindi il significato nel tempo e nello spazio, l’espressione “violenza di genere” ha iniziato ad essere associata con costanza alle violenze nei confronti delle donne.

Negli ultimi anni, però, alcune associazioni, movimenti e professionisti, hanno iniziato a mettere in discussione tale limitazione a favore di una concezione più ampia e inclusiva.

La prima “espansione” è avvenuta includendo anche la violenza nei confronti degli uomini, quando a metterla in atto sono le donne, dato che anche in questo caso, così come cita la Dichiarazione, si tratterebbe di «atto di violenza fondato sul genere» (“gender-based violence”, che in italiano traduciamo come “violenza di genere”, ma che letteralmente può essere tradotto anche come “violenza basata sul genere”). Ormai sono numerosissimi gli articoli divulgativi e scientifici che attestano questa tipologia di violenza, al punto che la stessa Wikipedia riporta: «La violenza contro gli uomini è la violenza perpetrata contro uomini basata sul genere. Fa parte del fenomeno noto come violenza di genere. Nelle culture democratiche, la violenza contro gli uomini risulterebbe un fenomeno sostanzialmente equivalente, seppure meno noto, rispetto a quello perpetrato verso soggetti di genere femminile»[2].

Negli stessi manuali di psicologia delle differenze di genere (es. Lippa, 2005; Blakemore, Berenbaum & Liben, 2009), quando si tratta di aggressività, vengono specificati i diversi tipi di versi di violenza commessi dagli uomini contro le donne e viceversa (entrambi casi di violenza di genere, cioè di violenza in cui la motivazione è il diverso genere della persona che subisce violenza rispetto a chi la perpetra), nonché la modalità con la quale gli uomini commettono violenza tra uomini, e le donne tra donne (situazioni nelle quali il genere influisce comunque sul commettere violenza o sulle modalità in cui viene commessa[3]).

Tale espansione nell’uso dell’espressione “violenza di genere”, inclusiva sia degli uomini che delle donne, rispecchia le intenzioni iniziali della Dichiarazione che parlava di «atto di violenza basato sul genere», e ricollega in modo più adeguato l’espressione alla realtà dei fatti: è violenza di genere quando tale violenza è motivata dal genere della persona che subisce tale violenza.

A testimonianza di questa espansione è sufficiente un po’ di ricerca su Internet per trovare articoli sia in italiano[4] che in altre lingue[5]. Solo a titolo di esempio è utile citare nuovamente Wikipedia, non certo per il livello di scientificità quanto perché “antenna” in grado di captare e “contenitore” capace di riassumere le nuove tendenze nei vari ambiti del sapere, e come fonte facilmente accessibile a tutti, per quanto incompleta, di materiale scientifico e divulgativo. Wikipedia, nella sua versione in lingua inglese, contiene due voci: “Violence against men”[6] (“Violenza contro gli uomini”) e, come specificazione ulteriore, “Domestic violence against men”[7] (“Violenza domestica contro gli uomini”), nelle quali si tratta in modo esplicito delle forme di violenza di genere nei confronti degli uomini, argomentandole sia da un punto di vista storico che epidemiologico. Nella prima voce, inoltre, si legge: «Violence against men (VAM), or gender-based violence, consists of violent acts that are disproportionately or exclusively committed against men»[8].

È importante compiere una riflessione ulteriore. In psicologia il termine “genere” è stato introdotto, in aggiunta al termine “sesso”, per identificare prevalentemente le caratteristiche esteriori e di personalità (fisiche e psicologiche) correlate al sesso. Mentre il sesso identifica, quindi, l’essere biologicamente uomini o donne, l’essere maschili o femminili (il genere) è un misto tra biologia e psicologia, tra natura e cultura, e riguarda sia le caratteristiche fisiche (abbigliamento, pettinatura, tratti somatici) che di personalità. In questo senso, da una prospettiva psicologica, l’espressione “violenza di genere” può indicare qualunque “atto di violenza fondato sulle caratteristiche di personalità e sull’aspetto fisico ritenuti tipicamente maschili o femminili”.

L’espressione “ritenuti tipicamente” fa riferimento agli “stereotipi di genere” che, in quanto stereotipi, sono un modo economico, in termini di tempo ed energie, con il quale la mente interpreta la realtà. Indipendentemente dal fatto che gli stereotipi colgano un fenomeno di tipo naturale o culturale, per il modo in cui la mente li costruisce e le culture li condividono, essi individuano sicuramente buona parte della realtà – in questo caso maschile e femminile – sebbene non la sua totalità.

Allo stato attuale un numero sempre crescente di associazioni, movimenti e professionisti individuano come “violenza di genere” anche il tentativo di forzare all’interno di alcuni stereotipi, il genere o l’identità di genere di altre persone (la minoranza che non si identifica con gli stereotipi), a volte anche utilizzando modalità punitive o coercitive[9]. In tempi recenti, all’estremo opposto, sempre più persone hanno iniziato a sottolineare come violenza di genere anche il tentativo di forzare il superamento degli stereotipi di genere al fine di liberare le persone dalla gabbia delle prescrizioni sociali (Cantelmi, 2015; Gobbi, 2016; American College of Pediatricians, 2017)[10].

Vanno inoltre considerate le forme di violenza non finalizzate al cambiamento, quanto semplicemente alla punizione di coloro che non aderiscono a determinati stereotipi di genere: è il caso del bullismo di genere, posto in essere anche dagli uomini verso gli uomini e dalle donne verso le donne. In questi casi i manuali di psicologia delle differenze di genere specificano in che modo tali violenze vengono messe in atto, a seconda delle associazioni di genere: maschio-maschio, maschio-femmina, femmina-femmina, femmina-maschio.

Partendo da siffatti presupposti, sarebbe identificabile come violenza di genere anche la violenza nei confronti di una persona transgender[11] che non rientra nei tipici stereotipi maschili o femminili.

Seguendo tali linee argomentative, viene considerato sempre più di frequente come “violenza di genere” forzare alcuni bambini o bambine ad assumere comportamenti o atteggiamenti del proprio sesso di appartenenza (al fine di aderire agli stereotipi di genere) o di quello opposto (al fine di decostruire gli stereotipi di genere).

In alcuni casi la forzatura è evidente: quando ci troviamo di fronte a bambini che protestano apertamente non intendendo assumere comportamenti ritenuti contrari a quella che percepiscono come loro vera identità. In altri casi, invece, la forzatura è potenzialmente presente quando tali comportamenti vengono insegnati a bambini in un’età particolarmente vulnerabile, nella quale non sono ancora in grado di comprendere il senso e il valore di quanto viene loro proposto.

Emerge da quest’ultima riflessione l’impossibilità di utilizzare quale elemento identificativo della violenza il solo uso della forza, o la protesta e la sofferenza soggettiva sperimentata dal bambino al momento dell’azione. Infatti in ambito psicologico, nella categoria di “abuso”, sono state progressivamente riconosciute forme sempre più sottili e subdole, che rientrano nelle categorie di abuso emotivo e psicologico, dove ad essere violata è la mente e non il corpo.

Nei casi fin qui esposti si tratterebbe sempre di atti finalizzati all’imposizione di comportamenti “fondati sul genere”, che vanno dalla violenza sessuale all’imposizione di atteggiamenti predeterminati.

Un altro fenomeno spesso associato alla violenza di genere è la sessualizzazione: inizialmente studiata come elemento predisponente alla violenza di genere in età adulta, particolarmente a danno delle donne (American Psychological Association, 2007), viene considerata sempre più frequentemente come una forma di violenza di genere in sé – sia per i maschi che per le femmine (Gunter, 2014; Shewmaker, 2015; Renold, Ringrose & Egan, 2015) – in quanto tenderebbe a introdurre argomenti, atteggiamenti e comportamenti sessuali in età precoci rispetto alle fasi di sviluppo biologico, cognitivo ed emotivo; a spingere le bambine ad assumere degli stereotipi di genere particolarmente femminilizzati e i bambini particolarmente mascolinizzati riproducendo, non di rado in maniera caricaturale, modi di fare e di essere sessuali degli adulti.

L’espansione di significato dell’espressione “violenza di genere” è stata recentemente accolta nella definizione seguente: «Gender-based violence (GBV) is the general term used to capture violence that occurs as a result of the normative role expectations associated with each gender, along with the unequal power relationships between the two genders, within the context of a specific society. VAW/G[12] constitutes a part of GBV. Men and boys can also be victims of GBV»[13] (Bloom, 2008, p.14). Tale definizione è stata recepita da manuali scientifici di nuova edizione, quale l’Handbook of Research on Women’s Issues and Rights in the Developing World (Mahtab et al., 2017, p.145), e da un numero crescente di Associazioni attive in varie Nazioni, soprattutto Paesi in via di sviluppo dove il fenomeno della violenza di genere è particolarmente sentito in quanto la vittimizzazione, in particolare delle donne, avviene in forme di gran lunga più variegate di quanto non si registri in altri Paesi[14].

Tra questi Paesi in via di sviluppo, il Ministero della salute della Tanzania (MOHCDGEC, 2017), all’interno di un documento dal titolo Gender-Based Violence and Violence against Children: Participant’s Guide for Health Care Providers and Social Welfare Officers, afferma in modo molto chiaro: «Gender-based violence (GBV) has gained international recognition as a grave social and human rights concern. In Tanzania, GBV and violence against children (VAC) have become major problems due to negative cultural beliefs and practices, existing gender norms, and economic, social, and gender inequalities. Victims of GBV and VAC can be any age and sex, including women, men, girls, and boys»[15] (p. vii).

Questa espansione è stata riconosciuta anche da chi si occupa espressamente di violenza nei confronti delle donne. Infatti, all’interno del sito Internet ufficiale di un progetto internazionale intitolato Strengthening Health System Responses to Gender-based Violence in Eastern Europe and Central Asia – A Resource Package[16] è riportato testualmente: «It is important to note that GBV also includes violence perpetrated against men and boys»[17].

Anche Save the Children (2007), all’interno di un documento dal titolo Children and Gender-based Violence. An overview of existing conceptual frameworks, afferma: «[…] the concept also applies to boys, as particular groups of boys are also affected by violence because of their gender»[18] (p. 4). All’interno di tale documento vengono descritte anche le tipologie di violenza di genere che possono subire i bambini o le bambine, distinguendo quale tipo di violenza è prevalente in un sesso, quale in un altro e in quali regioni del mondo (p. 1-3).

L’excursus dello sviluppo dell’espressione “violenza di genere” qui delineato, è condiviso anche dall’Umanitarian Practice Network (Read-Hamilton, 2014), che riconosce come, in un primo momento, la definizione faceva riferimento in particolare alle donne, per poi includere anche gli uomini, i bambini e le bambine, a motivo delle loro caratteristiche di genere e sessuali[19], arrivando a inglobare uomini, donne, bambini e bambine non solo per le loro caratteristiche sessuali e di genere, ma anche per il loro ruolo di genere e per la necessità di conformarvisi o meno. All’interno di questa categoria, l’Autrice dell’articolo arriva a inserire anche il reclutamento di bambini maschi, per via delle loro caratteristiche di genere e sessuali, per la guerra: un ruolo ritenuto soprattutto maschile.

Infine anche la Commissione Europea ha recepito questi cambiamenti nell’utilizzo dell’espressione “violenza di genere”, istituendo un bando (REC-RDAP-GBV-AG-2017), scaduto il 14 novembre 2017, dal titolo: “Prevent and combat gender-based violence and violence against children” (Prevenire e combattere la violenza di genere e la violenza contro i bambini)[20]. In tale bando, nelle premesse, si leggeva: «For the purposes of this call gender-based violence is defined as violence directed against a person because of that person’s gender or as violence that affects persons of a particular gender disproportionately»[21]; e al punto 1.1: «Prevention of gender-based violence (GBV): The focus is on primary prevention, i.e. changing social attitudes and behaviour, in order to end tolerance of all forms of violence […]»[22].

In conclusione è possibile affermare, che sebbene agli inizi e poi per un lungo periodo di tempo l’espressione “violenza di genere” è stata associata in modo particolare, se non esclusivo, alla violenza contro le donne, allo stato attuale, in ambito internazionale, il suo significato si è ormai ampliato divenendo inclusivo di ogni forma di violenza basata sul genere, perpetrata nei confronti di persone appartenenti a qualunque fascia di età.

Questo modo più ampio e inclusivo di intendere l’espressione “violenza di genere” è anche più rispettoso, in quanto non focalizza l’attenzione sullo scontro tra sessi, gli uomini contro le donne, ma mette tutti dalla stessa parte, a prescindere dal sesso e dall’età. Tutti impegnati nella sfida per il rispetto e la tutela di tutti, a prescindere dall’età, dal sesso e dal genere.

 

 

BIBLIOGRAFIA CITATA

American College of Pediatricians (2017), Gender Ideology Harms Children. Retrieved from https://www.acpeds.org/the-college-speaks/position-statements/gender-ideology-harms-children

American Psychological Association,Task Force on the Sexualization of Girls. (2007). Report of the APA Task Force on the Sexualization of Girls. Retrieved from http://www.apa.org/pi/women/programs/girls/report-full.pdf

Blakemore, J.E.O., Berenbaum, S.A., Liben, L.S. (2009). Gender development. New York, NY: Taylor & Francis.

Bloom, S.S. (2008). Violence against Women and Girls. A Compendium of Monitoring and Evaluation. U.S. Agency for International Development/East Africa, IGWG, Measure Evaluation, p. 14.

Cantelmi, T. (a cura di) (2015). Nati per essere liberi. Milano: Paoline.

Gobbi, G. (2016). Il bambino denudato. Verona: Fede & Cultura.

Gunter, B. (2014). Media and the sexualization of childhood. London, New York: Routledge.

Lippa, R.A. (2005). Gender, Nature, and Nurture. Second Edition. Mahawah, NJ, London: Lawrence Erlbaum Associates.

Mahtab, N., Haque, T., Khan, I., Islam, M., Binte Wahid, I. (2017). Handbook of Research on Women’s Issues and Rights in the Developing World, Hershey, PA: IGI Global.

Ministry of Health, Community Development, Gender, Elderly and Children [MOHCDGEC]. 2017. Gender-Based Violence and Violence against Children: Participant’s Guide for Health Care Providers and Social Welfare Officers. Dar es Salaam, Tanzania: MOHCDGEC and Strengthening High Impact Interventions for an AIDS-free Generation (AIDSFree) Project. Internet: https://aidsfree.usaid.gov/sites/default/files/2017.5.11_gbv-vac-tz_participants.pdf

Read-Hamilton, S. (2014). Gender-based violence: a confused and contested term. Retrieved from: https://odihpn.org/magazine/gender-based-violence-a-confused-and-contested-term/

Renold, E., Ringrose, J., Egan, R.D. (a cura di) (2015). Children, Sexuality and Sexualization. London: Palgrave Macmillan.

Save the Children (2007). Children and Gender-based Violence. An overview of existing conceptual frameworks. Save the Children Sweden – South and Central Asia Region. Internet: https://resourcecentre.savethechildren.net/sites/default/files/documents/1530.pdf

 

NOTE

[1] «Per gli scopi di questa Dichiarazione, il termine “violenza contro le donne” significa ogni atto di violenza di genere che risulta in, o è probabile che risulti in, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche verso le donne, includendo minacce di questi atti, coercizione o deprivazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica o in privato»

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Violenza_contro_gli_uomini

[3] Pensiamo, ad esempio, ai casi di bullismo dei ragazzi verso i ragazzi, e delle ragazze verso le ragazze.

[4] Solo come esempio: http://www.ilgiornale.it/news/politica/cinque-milioni-uomini-ogni-anno-sono-vittime-1333858.html; http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2016/07/03/non-solo-donne-vittime-violenza-italia-milioni-uomini-molestati_c7s8dhD6ix4fow5Bi0ZSmO.html; http://www.pensierocritico.eu/manipolazioni-statistiche.html.

[5] Solo come esempio: snip.li/8i4

[6] https://en.wikipedia.org/wiki/Violence_against_men

[7] https://en.wikipedia.org/wiki/Domestic_violence_against_men

[8] «La Violenza contro gli uomini (VAM), o violenza di genere, consiste in atti violenti che sono sproporzionatamente o esclusivamente commessi contro gli uomini»

[9] Tale prospettiva è presente in molti Gender Studies, che si propongono non solo una rivisitazione della definizione, formazione ed evoluzione dei concetti di sesso e genere, ma della loro realtà concreta e vissuta dalle persone. Le categorie di “uomo” e “donna”, sebbene (o forse proprio per questo motivo) categorie di natura biologica, vengono infatti stimate quali altrettante gabbie che intrappolerebbero le persone ancor prima della loro nascita.

[10] Oltre ai punti di vista di tipo scientifico è possibile trovare anche alcune notizie di cronaca fra le quali, solo a titolo di esempio: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/i-bambini-usati-cavie-dimostrare-teoria-gender-1433328.html; http://dailysignal.com/2017/07/03/im-pediatrician-transgender-ideology-infiltrated-field-produced-large-scale-child-abuse/; http://www.lastampa.it/2017/01/30/italia/cronache/gender-e-bambini-il-sottile-confine-tra-educazione-e-mistificazione-QZLtiU9norsMOCkvOjsB8M/pagina.html.

[11] Dagli anni Novanta la parola “transgender” è stata utilizzata primariamente come “ombrello” per descrivere persone che sfidano aspettative e convinzioni sociali riguardo al genere. Include le persone transessuali e intersessuali, ma anche coloro che si identificano al di là del binarismo maschile/femminile e coloro la cui espressione e i cui comportamenti di genere differiscono dalle aspettative sociali.

[12] Violence Against Women and Girls

[13] «La violenza di genere [GBV] è il termine generalmente usato per indicare la violenza che avviene come risultato delle aspettative normative di ruolo associate con ogni genere, insieme alle relazioni di potere sbilanciate tra i due generi, nel contesto di una specifica società. La violenza contro le donne e le ragazze [VAW/G] costituisce una parte delle violenze di genere [GBV]»

[14] Europa dell’Est e Asia: http://www.health-genderviolence.org/training-programme-for-health-care-providers/facts-on-gbv/defining-gender-based-violence/21; India: https://genderbasedviolenceinindia.wordpress.com/2014/10/16/what-is-gender-based-violence/; Kenia: https://kituochasheria.wordpress.com/2015/11/25/what-is-sexual-gender-based-violence/; Sud Africa: http://www.saferspaces.org.za/understand/entry/gender-based-violence-in-south-africa; Zimbabwe: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=473730422807416&id=221738848006576; Fiji: http://www.academia.edu/8873914/Gender_Based_Violence_in_Fiji; Uganda: http://vcwint.org/index.php/2017/06/16/gender-based-violence/.

[15] «La violenza di genere (GBV) ha guadagnato riconoscimento internazionale come una grave preoccupazione sociale e per i diritti umani. In Tanzania, GBV e la violenza contro i bambini (VAC) sono diventati dei problemi rilevanti a causa delle convinzioni e pratiche culturali negativi, delle norme di genere esistenti, e delle disuguaglianze economiche, sociali e di genere. Le vittime di GBV e di VAC possono essere di qualunque età e sesso, includendo donne, uomini, ragazze e ragazzi».

[16] http://www.health-genderviolence.org/

[17] «È importante notare che la violenza di genere [GBV] include anche la violenza perpetrata contro gli uomini e i ragazzi»

[18] «[…] il concetto si applica anche ai ragazzi, dato che particolare gruppi di ragazzi sono danneggiati dalla violenza a causa del loro genere»

[19] Secondo l’Autrice dell’articolo questo passaggio è stato favorito anche dagli studi sugli uomini e sulla maschilità, successivi al femminismo.

[20] http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/rec/topics/rec-rdap-gbv-ag-2017.html

[21] Per gli scopi di questo bando la violenza di genere viene definita come la violenza diretta contro una persona per via del suo genere o come la violenza che danneggia le persone di un particolare genere in modo sproporzionato

[22] «Prevenzione della violenza di genere (GBV). Il focus è quindi posto sulla prevenzione primaria, ad esempio cambiamento negli atteggiamenti e comportamenti sociali, al fine di terminare la tolleranza verso tutte le forme di violenza [