Un film che sa ancora emozionare
Jasper è un giovane ragazzo privilegiato e viziato che, nonostante le proposte paterne, non sembra volersi impegnare a costruire un futuro per sé e un’identità solida. Dunque, suo padre, capo della Regia Accademia Postale, gli pone un ultimatum: dovrà trovare il modo di far partire 6.000 lettere in un anno da Smeerensburg, una piccola isola sopra il circolo polare artico. Dovesse fallire, sarà diseredato. Il giovane ragazzo si vede costretto, così, a partire per Smeerensburg dove, una volta arrivato, gli appare ben chiaro che gli abitanti del luogo sono tutt’altro che interessati ad inviare della corrispondenza. La città è divisa tra due famiglie fondatrici: Gli Ellingboe e i Krum, costantemente in lotta tra loro. Da generazioni, infatti, tra i due clan non c’è che risentimento e recriminazione: la loro rivalità, ormai, è questione di eredità culturale. Nella piccola isola non c’è necessità di inviarsi lettere: l’odio e il risentimento hanno altri modi per essere comunicati.
Ben presto, Jasper può osservare le conseguenze di questa perenne faida sul territorio e sulla comunità. L’unico insegnante della città, la signorina Alva, è stato costretto a reinventarsi pescivendola per esser rimasta senza alunni cui dedicarsi: dopotutto, mandare i propri figli a scuola e permettergli di sedersi accanto al proprio nemico storico, è fuori discussione ormai da anni a Smeerensburg! Il protagonista decide di adoperarsi, non si lascia scoraggiare dalle avversità e si mette all’opera. Dalla conoscenza con un vecchio eremita, Klaus, un vecchio boscaiolo e creatore di giocattoli, nasce un’idea geniale: portare i bambini dell’isola a scrivere lettere al signor Klaus per ricevere un giocattolo. “Ben presto – riflette Jasper – potrò tornare a casa, alle mie lenzuola di seta!” Alva, grazie al piano di Jasper, ha la possibilità di tornare a insegnare: i bambini, ora, sono motivati a imparare a leggere e scrivere, per chiedere doni al signor Klaus nonché a comportarsi generosamente con tutti. Dopotutto, Klaus “vede tutto” ed ha una lista dei buoni e dei cattivi bambini!
Senza esserne consapevole, Jasper attiva un processo di trasformazione che coinvolgerà tutti sull’isola, persino egli stesso!
Jasper, Klaus, Ava e i bambini: analisi dei personaggi secondo le fasi del ciclo di vita di Erikson.
La storia, dalla forte valenza simbolica ed educativo-pedagogica, ha un gran valore anche per i concetti psicologici in esso veicolati. Noi di Progetto Pioneer, volendo fondare le nostre riflessioni su base teoriche dal riconosciuto valore scientifico, proponiamo un’analisi del film seguendo la teoria del ciclo di vita di Erikson integrata con ulteriori riferimenti teorici tra cui, in particolare, la teoria dei Sistemi Motivazionali Interpersonali di Giovanni Liotti, nostra principale teoria di riferimento.
Erikson distingue otto fasi nell’arco del ciclo di vita dell’uomo, ciascuna caratterizzata da un binomio. Per superare una fase l’individuo deve completare quelle precedenti. Vediamo come i protagonisti s’inseriscano, ciascuno, in una fase specifica e come questa contribuisca a caratterizzarli.
La fase dell’autonomia vs vergogna o dubbio
I bambini di Smeerensburg hanno un’evoluzione progressiva e graduale: da tetri, grigi, cupi e spaventanti a solari, ridenti, luminosi e giocosi. Cosa cambia in loro? Nonostante l’età non chiara, possiamo supporre che si trovino nella fase del ciclo di vita dell’autonomia/vergogna e dubbio. I bambini di Smeerensburg sono inizialmente passivi, senza iniziativa, spenti. La pressione genitoriale li costringe ad omologarsi e a distinguersi in clan, senza mai mischiarsi con il nemico. Ben presto, la loro esuberanza permette loro di chiedere ai più grandi il perché di tanta divisione tra famiglie e ciò sconvolge quegli equilibri interni che, per generazioni, avevano permesso ad una società di caratterizzarsi. Sono i capi clan che decidono, in modo paradossale, di allearsi tra loro per ripristinare la radice della loro identità: la faida, il conflitto. Senza di esso, nulla sembra avere più senso per i più grandi.
In questa fase il bambino da un lato si identifica con il genitore dello stesso sesso e sviluppa il suo senso morale, dall’altro costruisce le prime amicizie e sviluppa il senso dell’Altro. I bambini dell’isola rischiano di crescere identificandosi con adulti in perenne lite tra clan: per loro non sembra esserci alternativa se non l’emulazione di tali comportamenti antisociali.
Bandura ha analizzato i fattori di apprendimento della “moral agency” o condotta morale, identificando nel modeling uno strumento potente in base al quale, dall’osservazione del comportamento degli adulti, il bambino apprenderebbe il comportamento e la norma morale che lo regola. L’autore ha identificato, inoltre, i meccanismi di disimpegno morale che spingerebbero anche persone integerrime a compiere atti di cruda malvagità, tra cui la tendenza a giustificare l’azione immorale compiuta come voluta e imposta da un’autorità superiore, da un capo a cui si rimanda la responsabilità etico – morale della propria azione.
A Smeerensburg è possibile notare questo meccanismo: le lotte e guerre intestine continuano da generazioni e ciascuna di loro giustifica il suo operato dicendo che “è questione di tradizione, di generazione. Accade questo da quando ne abbiamo memoria.” L’azione immorale e violenta è giustificata, quindi, dall’eredità culturale degli antenati dell’isola. Tuttavia, i bambini prima e gli adulti in seguito si trasformano e imparano, gradualmente, ad agire in modo responsabile, motivati da interessi e scopi intrinseci e non più dettati da un ipse dixit culturale e societario, preservando la propria spontaneità ed autenticità.
Beck e la psicologia cognitiva vedono nei pensieri e nelle credenze unità operative con cui l’individuo interagisce in maniera finalizzata e organizzata con l’ambiente, in base alle proprie caratteristiche individuali, e che influenzano il suo comportamento e le sue emozioni. In particolare, gli schemi o le credenze di base (core beliefs) sono strutture interpretative di base con cui la persona rappresenta sé stessa e gli altri e organizza i suoi pensieri (razionali o irrazionali), i cui effetti sono modalità di risposte emotive e comportamentali più o meno adeguate. Uno schema è una tendenza stabile ad attribuire un certo significato agli eventi.
L’agire degli abitanti di Smeerensburg rivela credenze e schemi di pensiero globali, rigidi, ipergeneralizzati su di sé (i migliori), gli altri (intrinsecamente malvagi) e di relazione con l’altro (schema interpersonale: siamo rivali e nemici). Tali distorsioni cognitive iniziano dall’infanzia per questi abitanti, con l’influenza del comportamento dei genitori che viene emulato, gli insegnamenti culturali trasmessi e gli eventi e situazioni analizzate in modo da confermare i propri schemi e credenze. Essi vedono la realtà in termini di “tutto o niente” (amici o nemici, tutto buono o tutto cattivo), senza toni di grigio o vie di mezzo.
La fase dell’identità vs dispersione
Il protagonista, giacché vive la fase dell’identità-dispersione dell’identità, sta facendo i conti con due conquiste importanti: quella della propria identità (anche di genere) e della collocazione nel mondo sociale e professionale. In questo processo di ricerca il ragazzo è costretto a sperimentare più ruoli, ma nessuno sembra essere a lui adatto a motivarlo e a dare senso a ciò che vive. La spinta motivazionale inizia, infatti, ogni volta che l’individuo avverte un bisogno. Quest’ultimo è la percezione di uno squilibrio tra la situazione attuale e una situazione desiderata. Il bisogno è quindi uno stato di insoddisfazione che spinge l’uomo a procurarsi i mezzi necessari per porvi fine o limitarlo.
In questa fase, Jasper sente di avere tutto ciò che desidera e di aver soddisfatto i suoi bisogni essenziali (fisiologici e di sicurezza). Egli non sente la necessità, il bisogno e la motivazione di mettersi in gioco e costruire qualcosa di suo, una vita che sia significativa per lui e soddisfare, così, bisogni più immanenti. I suoi sistemi motivazionali interpersonali sembrano fermi, sopraffatti da una tale abbondanza di beni: non sembra esserci nulla di più desiderabile per cui attivarsi.
Jasper rischia di sviluppare una scarsa continuità nel proprio Io, il proprio Sé e la propria identità personale. Ed ecco che l’evoluzione del suo personaggio coincide proprio con la maturazione dei suoi sistemi motivazionali interpersonali (SMI):di attaccamento e sessualità, nel maturare un sincero legame affettivo con la giovane Ava; di accudimento, nell’imparare a gioire dei sorrisi regalati ai bambini dell’isola; di rango o agonistico, nel combattere il male presente nell’isola e promuovere atti di pura bontà ed infine il sistema cooperativo paritetico, nel lavorare attivamente in sinergia con il suo amico, Klaus (Liotti).
La fase dell’intimità vs isolamento
Jasper, inoltre, affronta un’altra dialettica tra due tendenze contrapposte: l’esigenza di fondersi con gli altri (in particolare con l’Io familiare) e quella di preservare la propria identità isolandosi e disinvestendo energie (tra le sue lenzuola di seta). Egli riesce ad uscire da questo dilemma consolidando un legame di coppia ed amicizie a cui dedica la propria vita privata e professionale e che danno finalmente un senso alla sua esistenza, rendendola significativa e produttiva.
Il giovane ragazzo gradualmente sviluppa e definisce la sua identità, compiendo il processo di separazione – individuazione dalla famiglia, in particolare da suo padre. Egli passa dal non avere obiettivi, principi e scopi personali (in un momento di insight e consapevolezza afferma: “sono un altro insignificante signor nessuno”) ad essere un individuo differenziato e individuato. Egli diviene sicuro delle proprie convinzioni ed opinioni tanto da rinunciare agli agi per la sua nuova realtà familiare, flessibile e non dogmatico al contrario dell’eredità culturale degli abitanti dell’isola, non più dipendente dall’approvazione degli altri, in primis di suo padre ma anche di Klaus ed Ava, con i quali si relaziona il suo vero Sé. Jasper è ora libero di essere autenticamente sé stesso con persone significative al suo fianco e non colludere più con ruoli ed aspettative familiari (“sono affari di famiglia”).
La fase della generatività vs stagnazione
Anche Klaus può essere collocato in una delle fasi del ciclo di vita individuate da Erikson, ovvero quella della generatività-stagnazione. In questa fase, Klaus sente l’esigenza che gli altri abbiano bisogno di lui e cerca di realizzare qualcosa di positivo sia a livello professionale che familiare. Per lui, le cose non sono andate come sperato: sua moglie muore e i due non hanno prole. Klaus non affronta il suo dolore, ritirandosi in sé stesso e rischiando, così, la stagnazione. Dalla conoscenza di Jasper e le esperienze con lui condivise, il portare gioia ai bambini torna a dare senso alle sue azioni, gli permette di superare il dolore e continuare a vivere in modo autenticamente significativo. Klaus compie un processo di trasformazione: da stagnazione a generatività e integrità dell’Io. Alla fine della sua vita, Klaus sembra aver accettato la sua storia e il suo presente: si avverte un Io integro e fiero, consapevole di sé. Come disse Frankl: “l’uomo si auto-realizza quando si impegna a compiere il senso della sua vita” e l’amore sembra essere, per Klaus, la più grande spinta motivazionale al comportamento pro sociale!
Klaus e Jasper: tra strategie di coping e resilienza
La resilienza è la capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato o addirittura trasformato e le strategie di coping rappresentano il supporto adattativo e operativo che consente al soggetto di gestire, ridurre o tollerare lo stress e il conflitto.
I due protagonisti, Klaus e Jasper, offrono un chiaro esempio di resilienza, usando strategie di coping (dall’inglese “to cope”: fronteggiare) efficaci per superare gli ostacoli e le avversità presenti nel loro cammino, tali da mettere alla prova le loro capacità di adattamento. Le risorse individuali, influenzate da fattori caratteriali, dall’ambiente sociale e dalla variabilità situazionale, possono essere orientate alla risoluzione del problema, il suo evitamento o all’autoregolazione emotiva.
Klaus, Jasper ed Ava mettono in campo i loro talenti per il bene, contro le avversità: chi l’arte artigiana, chi la scaltrezza e la tenacia, chi la flessibilità e la speranzosa parsimonia. A riprova di come in ciascuno di noi ci siano risorse sorprendenti.
Una lacrima di commozione quasi inevitabile
“Klaus – I segreti di Natale” è una nuova commedia animata per le vacanze di Natale, sulla possibile origine di Santa Klaus o Babbo Natale. Il film fonda le sue radici nell’amicizia, nella costruzione di ponti e legami, nell’arte morente della scrittura di lettere. Con rara maestria, vuole spiegare i punti chiave della leggenda di Babbo Natale: le renne, la slitta, il camino, la grande borsa di giocattoli, il vestito color rosso e la grassa risata. Al contempo, con estrema dolcezza, riesce a proporre una visione d’amore gratuito e disinteressato. Ecco che donare ai bambini diviene il mezzo per un bene più grande: donare un sorriso, gioia e calore indistintamente. Il dare è ciò che dà significato nella vita di Klaus, Jasper, Ava e dell’intera città. Dopotutto: “Un vero atto di bontà ne ispira sempre un altro.”
Buona visione e Buone Feste da Progetto Pioneer!
Per riflettere in famiglia: ti proponiamo alcune domande e spunti di riflessione che puoi condividere con i tuoi figli per parlare dei contenuti che avete visto:
- Che importanza hanno il gioco e l’amicizia per un bambino?
- Quando i protagonisti dimostrano generosità e compassione?
- Quanto conta il lavoro di squadra?
- Riflettere sul valore della lite costruttiva tra fratelli e della loro complicità come punto di forza.
- In che modo la comunicazione scritta facilita una buona comunicazione?
Consigli di lettura:
- Liotti, G., Fassone, G., Monticelli, F. (2017). L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali. Teoria, ricerca, clinica. Milano, Raffaello Cortina Editore.
- A. T. Beck (1984). Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi. Roma: Astrolabio Ubaldini Editore.
- Frankl (2012). Uno psicologo nei lager. Milano: Ares Editore.