Come citato nel precedente articolo, i media giocano un ruolo cruciale nell’influenza dello sviluppo affettivo dei più giovani. I modelli offerti dai media sono molteplici e negli ultimi anni i ragazzi sono letteralmente bombardati da messaggi sessualizzati provenienti da essi.
In molte occasioni i bambini, come gli adolescenti, potrebbero fare domande esplicite o far trapelare questioni con le quali si stanno confrontando interiormente.
Cogli i loro segnali. Procedi con gradualità. Lascia sempre aperto il canale comunicativo e affina la tua capacità di partire dalle loro domande!
Chiariamo, però, un possibile equivoco: dialogare con i propri figli non significa mettersi al loro livello, diventare loro amici. Esigenza fondamentale del bambino e dell’adolescente è quella di avere un adulto come base sicura, una guida. A tal fine è utile mantenere chiari e definiti i ruoli.
Molto spesso, in passato, il momento giusto per parlare di sessualità avveniva in concomitanza con lo sviluppo sessuale. In realtà bisogna iniziare ad educare all’affettività molto prima. È bene ricordare che non esiste un’età giusta universalmente condivisa in cui parlare di sessualità: ogni bambino è unico e matura in un tempo diverso. Ciascuna fascia d’età presuppone la trasmissione di contenuti adeguati e di un linguaggio diverso con cui spiegare al bambino o all’adolescente queste tematiche. Dunque è necessario immaginare l’educazione all’affettività come un percorso che ha origine sin dall’infanzia.
Al giorno d’oggi è possibile che i bambini abbiano acquisito delle informazioni sulla sessualità e sulla riproduzione già a partire dai 10 anni se non prima. Più difficile invece è che abbiano ben chiaro il concetto di pornografia e dipendenza. Certamente alcune informazioni possono averle apprese da un discorso con un amichetto o dall’utilizzo non monitorato di un dispositivo elettronico, ma è proprio a partire da quelle nozioni che il genitore può trarre spunto e affrontare questi temi così delicati.
L’educazione alla sessualità e all’affettività molto spesso avviene tramite i media, tuttavia affinché i ragazzi crescano come adulti liberi, è importante che imparino a sviluppare senso critico nei confronti dei modelli proposti dagli stessi media. La tv, il cinema, le pubblicità, internet plasmano le nostre convinzioni, emozioni, comportamenti in ogni ambito anche affettivo e sessuale, aiutare i bambini a sviluppare senso critico nei confronti dei modelli che ci vengono proposti li aiuta ad esprimersi nella loro autenticità senza sentire la necessità di omologarsi, così facendo, i bambini si rendono consapevoli dell’esistenza di modelli alternativi a cui ispirarsi. I ragazzi, a differenza degli adulti, sono plasmabili: non hanno strutture di personalità rigide, tendono ad aderire con maggiore facilità a dei modelli e per questo è importante aiutarli e indirizzarli. Grazie alla tecnologia viviamo in comunità tecno referenziate e prevalentemente virtuali è in questo contesto che si assiste ad un fenomeno straordinario: il silenzio degli adulti e lo smarrimento dei figli, che potremmo definire “orfani di maestri”, intesi come certezze, riferimenti stabili, forme solide da cui allontanarsi per sapere di potervi tornare. Bauman definisce il genitore contemporaneo: “Genitore liquido”, ovvero un genitore che rinuncia a narrare e a narrarsi, rinuncia in qualche modo al suo ruolo educativo, limitandosi ad offrire una molteplicità di opzioni che molto spesso vanno a determinare un profondo smarrimento. In alternativa a questo, il genitore, dovrebbe tornare a proporsi come genitore che riscopre il valore della narrazione: narrare sè stesso, la propria vita, quella della famiglia e della società nella quale viviamo significa trasmettere valori e visioni della vita. Il genitore può sostituirsi ai modelli offerti dai media e proporre sé stesso e i valori familiari come modello alternativo. Ciò chiaramente richiede di entrare in relazione. L’utilizzo dei dispositivi elettronici molto spesso facilita l’avvicinamento dei ragazzi a materiale pornografico e a contenuti sessualizzati. Ma a quanti anni i ragazzi entrano in contatto con la pornografia attraverso i dispositivi elettronici?
“In media negli Stati Uniti gli adolescenti maschi entrano in contatto con la pornografia intorno ai 13 anni, le femmine intorno ai 14. Secondo una ricerca dell’Università del New Hampshire, già nel 2008 il 93 % degli studenti universitari maschi diceva di aver visto del porno quando era minorenne, così come il 62 % delle studentesse. Nel 2016 Emily Rothman, docente alla Scuola di salute pubblica all’Università di Boston, condusse una ricerca intervistando liceali tra i 16 e i 17 anni: scoprì che per la maggior parte di loro la pornografia era la fonte principale di informazioni sul sesso. Non ci sono dati italiani altrettanto recenti e affidabili, ma con una certa cautela si può ipotizzare che potrebbero essere piuttosto simili a quelli registrati negli Stati Uniti.” (www.ilpost.it)
A fronte di quanto detto, possiamo riassumere che i media favoriscono la confusione della realtà con la fantasia, possono dare un’immagine “finta” di un amore (basti pensare al materiale pornografico), sminuendo così il corpo e favorendo la visualizzazione di materiale violento. In relazione a questo articolo, che non mira ad essere esaustivo di un argomento molto vasto e complesso ma ha l’intento di offrire alcuni spunti di riflessione su tematiche molto delicate, concludo citando la frase di Serenella Macchinetti in un convegno sull’educazione, in T. Cantelmi M. Scicchitano, (2013).
“L’azione educativa, che mira a suscitare persone libere, aperte alla vita e agli altri, capaci di auto-formarsi nel corso dell’intera esistenza, afferma la singolarità e l’unicità di ogni persona, valorizza le inclinazioni e gli atteggiamenti che nascono dalla matrice femminile o maschile, senza appiattimenti e omologazioni”. Obiettivo comune è valorizzare l’unicità di ogni ragazzo e guidarlo nella scoperta dell’affettività offrendo modelli coerenti con i sistemi valoriali familiari.

Dott.ssa Alessandra Uliano

Bibliografia
Cantelmi T; Tecnoliquidita’ (2013)
Uliano A; Sicuri alla scoperta dei media (2020)
www.ilpost.it