Nel 1972 gli Stati Uniti hanno spedito nello spazio una navicella con l’idea di farla uscire dal Sistema Solare. Eric Burgess visitando il centro dove si stava assemblando la navicella Pioneer10 ebbe un’idea: Nella remota possibilità che questa navicella venga trovata da qualche essere extra terrestre, non sarebbe bene dare qualche informazione sull’origine della sonda spaziale? Così contattò Sagan, un celebre esperto di comunicazione extraterrestre, che fu entusiasta dell’idea e fece una proposta alla NASA, la quale accettò. Sulla sonda sarebbe stata applicata una placca in alluminio anodizzato e oro, con sopra delle informazioni per eventuali alieni. Ci fu un gran discorrere e dibattere, e alla fine si decise di raccogliere le informazioni più decisive e importanti: un’ unità di misura interstellare basata sullo spin dell’idrogeno, l’elemento più abbondante nell’universo, un disegno della navicella stessa, la posizione della nostra stella, il Sole rispetto a 14 pulsar, in modo che eventuali alieni potessero triangolarne la posizione, il sistema solare con tutti i pianeti, la traiettoria della navicella e poi la nostra razza. Due figure, un uomo con una mano alzata in segno di pace, e una donna. Maschio e Femmina.
Questo è il nostro biglietto da visita che abbiamo spedito nell’universo appena 40 anni fa e che stiamo perdendo di vista, almeno nel suo senso più ampio. Così come l’idrogeno è una chiave di lettura per capire e decodificare tante altre informazioni, similmente la diversificazione sessuale dell’essere umano è una realtà che permette di capire chi siamo noi, come nasciamo, come viviamo ed amiamo, e accedere ad un patrimonio di ricchezza e bellezza da valorizzare e far fruttare.