Buonasera a tutti,

oggi vorrei parlarvi della Pasqua, di questa Pasqua, che ancora una volta è ai tempi della pandemia!

Ebbene sì, ancora una volta, ci troviamo a vivere una Pasqua lontana dalle nostre abitudini e dal nostro immaginario, ancora una volta ci troviamo a dover limitare i desideri dei nostri figli… e i nostri! Insomma la parola d’ordine sembra ancora una volta: frustrazione.

La Pasqua, nella tradizione, cristiana e non, ha come significato: la rinascita, il passaggio, dalla morte alla vita, dall’inverno alla primavera. E di pari passo vengono tutte le tradizioni e usanze: l’uovo di pasqua (solo recentemente si è passati all’uovo di cioccolata, un tempo era quello tradizionale che veniva dipinto ed era anch’esso simbolo della vita che si schiude al suo interno), le prime gite fuori porta (approfittando dello schiudersi della primavera e delle belle giornate), e ovviamente è da sempre occasione di festa in cui passare del tempo con amici e parenti.

Chiaramente, nella situazione in cui ci troviamo, ci sono dei limiti che possono impedirci di godere a pieno di questa festa della rinascita: i ristoranti sono chiusi, le visite ai parenti sono limitate, le gite fuori porta sono molto complicate da realizzare. Ed ecco che la frustrazione rischia di farla da padrona, non solo per i figli ma anche per i genitori, e se vogliamo dirla tutta vedere loro frustrati, tristi, arrabbiati non aiuta neanche noi adulti a vivere serenamente questo momento.

Ecco perché oggi ho deciso di parlarvi di come gestire questi momenti emotivamente negativi dei vostri figli, trasformando queste emozioni in un’occasione di crescita e rinascita. La frustrazione, come la rabbia, o la tristezza esprimono un bisogno del vostro bambino, per qualcosa che non possono avere, o che hanno perduto. Come non poter vedere nonni e zii, non poter giocare al parco con i propri amici, non fare qualche gita. Ecco, quando succede qualcosa del genere, prima di tutto è importante che il bambino possa esprimere e possa sentire che le proprie emozioni vengano accolte, riconosciute e ascoltate, poi è necessario dargli l’opportunità di fermarsi e sfogare la propria emozione e infine quando si sentiranno più tranquilli condividere con loro un momento di creatività.

Mi spiego meglio:

  • Accogliere e convalidare le loro emozioni (es. comprendo che questa cosa ti faccia arrabbiare, anche a me questa cosa rende triste…)
  • Dargli l’opportunità di esprimere e stare con quell’emozione in modo costruttivo e protettivo:
  • Cestino della rabbia[1]
  • Abbracciandoli e contendo dolcemente la loro tristezza
  • Nel momento in cui il bambino ha ritrovato la calma si può proporre un’attività che li conduca a vivere in modo positivo e costruttivo questo tempo: le uova della rinascita.

Cosa intendo nello specifico?

Il fine di quest’attività è proprio quello di mostrare concretamente ai propri figli come da alcune emozioni negative possono nascere delle opportunità: imparare a stare con quell’emozione e a dilazionare la soddisfazione del bisogno, trovare modalità alternative di soddisfare i propri bisogni, o scorgere l’opportunità di fare qualcosa di nuovo e diverso, e positivo.

Come funzionano le uova della rinascita?

Allora, innanzitutto bisogna fornirsi di uova di polistirolo o di plastica, o anche uova di gallina bollite, e di colori (acquarelli, pennarelli, etc).

Quando sarete arrivati al punto 3, potrete proporre al vostro bambino di prendere un uovo e i colori e creare un uovo che simboleggi un nuovo modo di soddisfare il proprio bisogno, o dilazionare la soddisfazione dello stesso. Esempi:

  • Donarlo alla nonna quando potrà vederla
  • Appenderlo alla bicicletta quando uscirete in famiglia o con gli amici
  • Decorare casa per renderla più bella
  • Per organizzare una “caccia all’uovo” in famiglia, alla fine della quale troverà un dono o tanti piccoli doni (uovo di cioccolata gigante, tanti piccoli ovetti, un pupazzetto, etc..); se avete più bambini potete anche far nascondere a ognuno gli ovetti dell’altro, oppure ognuno nasconde i suoi ma magari gli date voi una pista/percorso/ordine in cui trovarli per poi raggiungere i/il premio/i.

Naturalmente le modalità di applicazioni possono essere moltissime. Spero di avervi dato qualche spunto utile per vivere appieno la festa della rinascita.

 

Buona Pasqua!

 

Dott,ssa Arianna Fabi

[1]   È importante che il contenitore (si può usare dai due anni) venga realizzato dall’adulto insieme al bambino, magari con dei materiali di riciclo. Fate in modo che il bambino senta suo questo oggetto, lasciandolo libero di personalizzarlo. Poi, fategli scegliere in che modo esprimere le sue emozioni: ad esempio, può urlarci dentro, oppure strappare dei fogli da mettere lì, o ancora buttarci dentro degli oggetti». Una volta messa la rabbia dentro al cestino lo si chiude e lo si ripone al suo posto. Passato un po’ di tempo lo si riapre e lo si fa osservare al bimbo. Infine, insieme, si fa volare via la rabbia, dissipandola. In questo modo si materializza un processo interno, rendendolo reale e visibile, e quindi più comprensibile, per il bambino che allo stesso tempo è rassicurato dal fatto che la sua rabbia è stata gestita e non ha distrutto tutto. Scopo ultimo di questo rituale è quello di interiorizzare il meccanismo e diventare competenti nella gestione di quest’emozione percepita come negativa. https://www.nostrofiglio.it/bambino/psicologia/cestino-della-rabbia