Bentornati Docenti:
La didattica a distanza vi stressa?
E’ difficile mantenere l’attenzione dei vostri alunni?
Oggi vi proponiamo un’altra strategia educativa interessante che può facilitare la DAD, agevolando cooperazione e aumento autostima nei ragazzi.
Si tratta della PEER EDUCATION!
Essa è una strategia che facilita un processo di trasmissione di conoscenze e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri compagni, di età diversa, pari condizioni sociali ecc.
L’idea base della PEER EDUCATION o dell’aiuto reciproco è semplice: un alunno insegna ad un altro compagno. Infatti è emerso come la comunicazione che si instaura fra i coetanei è nella maggior parte dei casi qualitativamente migliore di quella che si riesce ad avere tra adulto e bambino.
SI PUO’ SFRUTTARE QUESTA TECNICA PER FAR SI CHE GLI ALUNNI CHE HANNO RAGGIUNTO GLI OBIETTIVI PREFISSATI AIUTINO I COMPAGNI RIMASTI INDIETRO.
Durante lo scambio di informazioni, da un lato vi è colui che ha compreso meglio gli argomenti verso chi invece necessita di ulteriori spiegazioni, entrambi accrescono notevolmente il loro livello di apprendimento. Gli alunni che presentano un qualsiasi dubbio sull’argomento, risultano più coinvolti se la spiegazione avviene da parte di un compagno, piuttosto che da un insegnante, si mostrano più disinvolti nel porre le domande che li aiuterebbero a raggiungere una comprensione completa.
I pari posso risultare i migliori insegnanti, perché usano lo “stesso linguaggio” e perché sono coloro che si ricordano cosa vuol dire non capire, acquisendo a loro volta una maggiore padronanza dell’argomento, consolidando schemi, concetti e contenuti chiave.
L’aiuto reciproco agisce contemporaneamente due fronti:
- Il livello cognitivo e disciplinare di tutti gli alunni coinvolti.
Chi apprende migliora le conoscenze e strategie di studio e di problem solving, grazie anche all’identificazione con il tutor e al modellamento su di esso. A sua volta chi insegna rinforzare le conoscenze, in quanto deve ripercorrere e illustrare ad un altro, così anche l’alunno tutor viene aiutato nel migliorare le proprie strategie di apprendimento.
- Il livello dell’AUTOSTIMA.
Entrambi i protagonisti (alunno, tutor coetaneo) traggono vantaggio da questa attività. L’alunno tutor viene responsabilizzato dal suo ruolo, riconosciuto come persona abile dalla figura dell’insegnante. Svilupperà così un atteggiamento positivo nei confronti della struttura scolastica e dell’apprendimento in generale, quindi si prediligerà alunni con particolarità dovute a situazioni psicologiche, sociali o anagrafiche, i risultati in termini di autostima possono essere davvero notevoli. Anche l’autostima di chi apprende aumenta, in quanto dover lavorare con un alunno più grande della scuola, in una situazione protetta, fa sentire maggiormente a proprio agio anche l’alunno discente. Anche la scuola e il ruolo dell’insegnante assumono una diversa funzione. A livello istituzionale, se fosse fatta in presenza, si avrebbe una riorganizzazione degli spazi, mentre in DAD si può limitare ad un’organizzazione in stanze differenti su piattaforma digitale dove l’insegnante può parteciparvi, ma togliendo microfono e volume, in quanto potrebbe inibire la comunicazione, se didattica in classe si rimarrebbe dietro gli alunni, si assisterebbe in fondo alla stanza, mettendosi da parte per lasciare un effettivo spazio di azione agli alunni questo apporterebbe ad un’effettiva apertura delle classi, con la comunicazione di alunni di età diversa.
Sicuramente sarà difficile non intervenire, rimanere in silenzio, non dobbiamo preoccuparci di momenti di silenzio tra gli alunni, di qualche piccolo errore o se qualche sezione dell’esercizio da svolgere viene saltata. L’obiettivo finale non è solo finire l’esercizio per bene, ma anche quello di rinforzare l’autostima delle due persone che vi prendono parte.
FORZA INSEGNANTI CORAGGIOSI AIUTIAMO I NOSTRI ALUNNI A SOCIALIZZARE, PENSARE E AD ESSERE EMPATICI!
Dott.ssa Francesca Fiume