Noi di Progetto Pioneer siamo reduci dal convegno Pionieri per fare la differenza: tre giornate ricche di stimoli, approfondimenti e aggiornamenti. Abbiamo incontrato on line tante nuove persone ed è stato per noi veramente arricchente. E’ un onore affiancare nell’impegnativo processo educativo insegnanti, genitori ed educatori. E’ sempre più evidente la difficoltà di educare oggi. Così a partire dall’osservazione delle problematiche che più accendono il dibattito, abbiamo deciso di dedicare questo articolo ad una questione piuttosto controversa per i genitori di questo tempo: regole sì o no? E se sì come far rispettare le regole? Premi e punizioni sono da usare?

Capita di frequente di confrontarsi con adulti che hanno difficoltà a mettere regole ferme sull’uso del digitale, a decidere se e cosa far mangiare ai propri figli, a far partecipare i ragazzi alla DAD in orario e vestiti in modo decoroso, giusto per fare qualche esempio. Un fenomeno in crescita che probabilmente annida le sue radici molto lontano, nella crisi dell’autorità. Magari dedicheremo in futuro un approfondimento su questo.

In questa sede vogliamo, invece, soffermarci su una tecnica educativa abbastanza dibattuta: premi e punizioni sono da usare? A volte ci capita di interfacciarci con adulti che nutrono alcune perplessità sul loro uso: “lo fa per il premio non perché ha acquisito la regola”, “così rischio di essere sempre punitiva”, “ma se do i premi smetterò di spiegare i perché ai miei figli”. Domande lecite che aprono una riflessione sicuramente da proseguire. Nel nostro piccolo vorremmo fornire una risposta facendo riferimento a conoscenze neurobiologiche e di psicologia evolutiva, che ci garantiscono la bontà del ricorso ad un simile stratagemma.    

Ma come funziona l’apprendimento a livello cerebrale? Da un punto di vista biologico l’apprendimento corrisponde alla formazione di una nuova rete di connessioni tra neuroni oppure a una modifica di una rete neurale già presente. Inoltre, più spesso avverrà l’attivazione di quella rete neurale, più la probabilità di attivarsi sarà facilitata. L’apprendimento, processo fondamentale del nostro cervello, prosegue per tutta la vita e si fonda sulla memorizzazione. Cosa aiuta questi processi di memorizzazione? I fattori possono essere molteplici, uno di questi utile alla nostra riflessione, è quello dell’emozione. Attraverso l’emozione, infatti, si genera il cosiddetto marcatore somatico (Damasio 2007), che consente di associare ad una determinata situazione vissuta uno stato emotivo positivo o negativo. Quando la medesima situazione si ripresenterà la nostra decisione su come agire sarà in parte influenzata da questo marcatore. Detto più semplicemente: i contenuti emotivi di un’esperienza rappresentano un rafforzamento indispensabile per una buona memorizzazione e influenzano le nostre scelte successive. Da questo punto di vista, quando parliamo di bambini e del meccanismo premio-punizione, ci sembra essere utile tenere a mente quest’aspetto, l’approvazione o la disapprovazione degli adulti rispetto ad un determinato comportamento, l’essere premiato o subire una punizione per un dato comportamento, potrebbe facilitare l’associazione di quel comportamento a un’emozione positiva, che ne aumenterà la probabilità del bambino di ripeterla, favorendone, appunto l’apprendimento.

Inoltre, gli studi sullo sviluppo morale di Kohlberg ci hanno dimostrato che i bambini sono convinti che l’origine delle norme morali provenga da fonti esterne all’individuo (moralità eteronoma) e che la loro validità è determinata dall’autorità (ad esempio un genitore o un insegnante) che le decide e le fa rispettare. I bambini dai 3 ai 5 anni, infatti, cominciano a sviluppare una morale basata sulla stretta aderenza alle regole, ai doveri e all’obbedienza all’autorità: questo tipo di morale è dettato da una convinzione che ad una azione errata segua automaticamente una punizione (giustizia immanente). Con la crescita i bambini, dai 10 anni in poi, tendono a perdere un simile criterio e la loro moralità inizia a slegarsi dal principio premio- punizione. Pertanto, nell’usare questa tecnica è importante tenere conto dell’età del bambino. Può risultare funzionale nelle età prescolari, è sempre meno efficace successivamente.

Non possiamo non fare, però, delle specifiche: nessuna tecnica educativa può sostituire il dialogo. E’ fondamentale spiegare in modo semplice e breve le motivazioni che ci spingono a scegliere un determinato comportamento e le conseguenze di altri comportamenti. Non farlo sarebbe disonesto, fortemente limitante se non addirittura coercitivo. Dunque, non possiamo prescindere dall’illustrare con attenzione ai bambini il perché delle regole delle regole e il nostro obiettivo ultimo dovrebbe essere sempre quello dell’interiorizzazione della regola.

Una seconda precisazione doverosa riguarda il possibile innesco nei bambini di un vissuto di vergogna. Non riuscire a raggiungere l’obiettivo, prendere una punizione come l’assenza di premio, percepire che altri riescono dove io non arrivo, sono possibili situazioni che si associano all’uso di premi e punizioni. E’ importante tenere in considerazione il fatto che un vissuto di vergogna, o colpa perpetrato nel tempo rischia di inficiare l’autostima del bambino e i suoi apprendimenti. Pertanto, premi e punizioni sono da usare ma suggeriamo di dedicare grande cura alla sensibilità del bambino.

Infine, ma non per importanza possiamo specificare che con il termine punizione non si rimanda in alcun modo a quella fisica, che rischia di compromettere la percezione dei bambini circa il loro valore. Piuttosto, si vuole intendere azioni come togliere il premio, privare per un tempo circoscritto di qualcosa che piace molto al bambino, attività domestiche adatte per l’età.

Possiamo affermare in generale, che educare è anche mettere dei paletti, non un recinto, ma solidi punti di riferimento dove il bambino può ancorarsi. Giorni fa mi hanno raccontato di un bambino di fronte alla pista da sci che dice agli amichetti: “è meglio quando ci mettono le bandierine e noi dobbiamo fare lo slalom.. non avere niente mi mette più paura”. Noi educatori possiamo mettere le bandierine e loro procederanno a fatica, come tipico delle cose di grande importanza, ma serenamente nel percorso di crescita. 

Dott.ssa Miriam Incurvati

Dott. Giovanni Petrichella

BIBLIOGRAFIA

Damasio, A., & Frediani, S. (2007). Emozione e coscienza. Adelphi Edizioni.