Ciao a tutti!

Oggi per la nostra rubrica, vorrei parlarvi di uno dei momenti più importanti per una famiglia, e cioè quando è in arrivo un nuovo componente ed in modo particolare nel tempo che stiamo vivendo.

In generale, possiamo dire che l’arrivo di un figlio porta a una vera e propria rivoluzione nel modo di auto-percepirsi, di relazionarsi con il partner, e di gestire la vita quotidiana. Eh sì, perché un figlio ci pone inevitabilmente a rivedere la nostra identità nella prospettiva di genitore, e questo provoca la necessità di esplorare nuove abilità, sentimenti modalità relazionali e di cura, non solo verso il proprio bambino ma anche verso il proprio partner con il quale dovrà trovare un nuovo equilibrio, creare uno spazio in cui confrontarsi e far entrare una nuova vita che dipenderà da loro.

L’arrivo di un figlio/a è una grande sfida, che muta e cambia i suoi contorni se parliamo di primo, secondo o terzo figlio, perché ogni bambino ha le sue esigenze, il suo temperamento, il suo modo personalissimo di entrare in relazione, e anche perché si aggiunge la sfida di preparare i figli precedenti alla vita che verrà aiutarli a fare spazio, a entrare in relazione con il fratellino/sorellina e con noi genitori.

Il tempo che stiamo vivendo, da quasi un anno a questa parte, ci ha portato a dover ridefinire il concetto di libertà, di progettazione, di gestione della vita quotidiana, di relazione. E mi sono chiesta come tutto questo possa aver inciso in un momento così importante per la vita famigliare, ma ho voluto farlo dando voce a chi lo ha vissuto in prima linea: le mamme! Mamme che in questo tempo hanno aspettato e/o visto nascere il loro bambino, che sono diventate mamme per la prima volta, o che hanno allargato il loro essere mamme al secondo o terzo figlio/a.

Ciò che emerso è un ricco bagaglio di vissuti, emozioni, relazioni, dove se da una parte tante si sono sentite sole, spaventate, perché sono venuti a mancare degli aspetti cardine come la relazione, la condivisione, l’assistenza da parte di persone esterne alla famiglia, dall’altra c’è stata un grande aumento dell’intimità con il proprio marito e i figli che ha permesso di consolidare rapporti, equilibri.

Molte di loro infatti mi hanno parlato della paura legata al contagio, e delle conseguenze non solo sulla salute ma anche sulla possibilità di vivere da sole un momento delicato come il parto, della possibilità di non poter stare con i propri figli; mi hanno parlato della grande difficoltà di dover affrontare le visite mediche e i primi momenti con il figlio da sole, della grande fatica nel dover fare i conti con gravidanze a rischio, della mancanza di assistenza, delle paure e incertezze legate al primo figlio; mi hanno manifestato tutta la loro rabbia per non poter condividere e vivere come si sarebbero aspettate l’arrivo di un figlio tanto desiderato; mi hanno parlato del clima di diffidenza, giudizio, e terrore che si era creato nell’ambiente in cui vivevano e che non le lasciava libere di poter agire per il bene del proprio figlio.

D’altro canto però tutte, hanno gridato a gran voce tanti doni che sono nati da questo tempo, primo fra tutti, all’unanimità, è stata l’intimità con il proprio marito, con i propri figli, la prospettiva di speranza che quella vita donava alle proprie esistenze, che li ha spinti a ritrovarsi come coppia, a gestire insieme ogni sogno e paura, che li ha portati a poter ammirare ogni piccolo cambiamento e crescita del proprio bambino, a guardarsi, ascoltarsi e incontrarsi. Tutte all’unanimità mi hanno riferito che se da una parte sono mancati gli aiuti esterni, dall’altra hanno giovato di un’intimità che senza la pandemia, forse non avrebbero potuto vivere.

Le mamme che hanno avuto il secondo figlio mi hanno poi riferito che “il timore della gelosia è stato sfatato perché stando tutti insieme nessuno veniva escluso… se non ci fosse stato il lockdown, probabilmente non avremo saputo gestire il tutto con la dovuta calma”, “c’è stato il tempo per preparare la nostra prima figlia all’arrivo del fratellino…”, “non mi sarei mai aspettata che si cercassero così tanto… hanno un bellissimo rapporto ”, e ancora “il fatto di non poter ricevere visite ci ha permesso di goderci appieno la bambina… è stata una gran ficata… abbiamo avuto il modo di poter ascoltare e seguire i tempi della bambina senza intromissioni”, “con la prima figlia sono diventata madre, ora con la seconda grazie all’intimità e all’ascolto che questo tempo ha permesso sono diventata mamma“.

Le mamme che invece hanno avuto il loro primo figlio hanno trovato, seppur nell’incertezza e nella paura, il loro modo di codificare e rispondere al loro bambino, di entrare in relazione con loro e con i loro mariti, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel sostenere, aiutare e accompagnare le loro mogli durante la gravidanza, il parto e il post- parto e di costruire insieme il loro ruolo di genitori.

Che dire quindi? Di fronte a una pandemia, che tanto ci ha tolto, queste mamme ci danno una testimonianza importante: di fronte alla paura e l’incertezza, la vita e l’incontro profondo con l’altro sono generatori fortissimi di risorse, speranza e vita.

 

Dott.ssa Arianna Fabi