“Dottoressa ma quando si può dire che un bambino è un bullo? … perché ho l’impressione che sia diventato un termine inflazionato, utilizzato spesso. Se mio figlio fa lo sgambetto ad un altro al parco, le altre mamme dicono che è un bullo; dai, si sa che i bambini sono prepotenti”. Questa, come tante altre, è stata una delle domande che mi ha più colpito e che ho ricevuto da una mamma ad un incontro per genitori e insegnanti, organizzato da una scuola primaria, al centro di Roma, al quale sono stata invitata per un intervento su Bullismo e Cyberbullismo nel mese di Marzo.
Si, è vero. Il termine bullo viene spesso utilizzato per indicare anche solo un litigio o uno scherzo tra pari; potremmo dire che il bullo è il “gradasso”, “lo sbruffone”, quello che si dà delle arie, e talvolta non è un termine che viene utilizzato con accezione negativa. E quindi “quando si fa diagnosi di bullismo?”. Non si fa diagnosi, sebbene ci siano fattori distintivi che ci permettono di riconoscere tale fenomeno:
- L’intenzionalità
- La ripetitività
- La differente gerarchia di potere
Il bullismo è una relazione fatta di prepotenze perpetrate in modo intenzionale e sistematico, sempre tra le stesse persone, in una situazione di squilibrio di forze, dove chi ha il potere lo utilizza intenzionalmente per ledere il più debole. E’ una particolare manifestazione di aggressività, perpetrata da uno o più individui ai danni di qualcun altro. Chi sono i protagonisti? Sentiamo parlare spesso della vittima e del bullo ma ben poco degli ASTANTI, coloro che evitano qualsiasi coinvolgimento diretto o indiretto nella dinamica di sopruso, dei SOSTENITORI, coloro che rinforzano i comportamenti del bullo, ridendo, incitandolo oppure solo osservando, e dei GREGARI, i quali partecipano alle prepotenze del bullo, sotto la sua guida. Questi, hanno un ruolo fondamentale, non solo nei corridoi di scuola, nel tragitto casa-scuola o in territori ristretti ma soprattutto in rete, quando i comportamenti di bullismo legati ad internet (attraverso l’invio online di messaggi violenti e volgari, la spedizione ripetuta di messaggi di insulto, la divulgazione di pettegolezzi e voci per rovinare la reputazione del soggetto, la pubblicazione di informazioni o immagini imbarazzanti riguardanti la persona sui social networks) estendono la responsabilità anche solo a chi condivide o visiona un video e decide di inoltrarlo ad altri. Assistere continuamente senza intervenire a tale fenomeno offline e online non fa altro che rafforzare una logica dell’indifferenza, portando i giovani a sminuire e rafforzare il problema.
La reale disparità di potere tra la vittima e il cyber-bullo deriva dall’ANONIMATO dietro cui si cela l’aggressore e quindi dall’impotenza della vittima, dall’impossibilità di fermare le aggressioni e il vasto pubblico di astanti è un elemento fondamentale nel mantenere o nel contrastare questo fenomeno legato alle nuove tecnologie.
“ Noi che possiamo fare per aiutare i nostri figli?”
- Non siete soli, la scuola ha un ruolo importante nella prevenzione e nell’interpretazione dei segnali di disagio. La scuola deve collaborare con i genitori. Cerchiamo di sviluppare nei ragazzi una consapevolezza sul fenomeno del bullismo e del cyber bullismo, potenziando le abilità sociali, con particolare attenzione alla consapevolezza emotiva e all’empatia. Anche in classe, con attività didattiche adeguate ad ogni fascia di età, role playing, discussioni di gruppo e con giochi di simulazione è possibile affrontare una particolare situazione difficile, aiutare i ragazzi a riconoscere le emozioni e acquisire strumenti per poterle gestire nelle relazioni interpersonali. Indirizziamo i ragazzi a coltivare relazioni offline.
- Prima di pensare ad un intervento strutturato riguardo al fenomeno del bullismo, mettiamoci in ascolto dei bisogni dei giovani, differenti nelle fasi evolutive.
- E’ importante comprendere tuttavia anche la famiglia del bullo; è una famiglia in difficoltà. Aiutiamo, infatti, i ragazzi a sviluppare competenze emotive che gli permetteranno di confrontarsi serenamente con qualsiasi forma di diversità.
- Internet non va “demonizzato” ma è una realtà di fatto. Non è né un bene né un male ma dipenderà da come verrà usato e per questo è importante comunicare ai ragazzi i limiti e le opportunità e i rischi della rete come si fa per qualsiasi altra attività.
“Quali sono gli spunti operativi che offre Progetto Pioneer?”
- Hospes Hostis: il progetto è stato concepito non come una soluzione standard, calata dall’alto ma come risposta a domande reali e concrete di chi lo richiede, delle sue risorse o difficoltà peculiari, in particolare in termini di bullismo e di emarginazione. Il progetto mira a favorire la creazione di un gruppo classe integrato e non discriminante, a creare delle dinamiche di socializzazione all’interno della classe, relazioni di fiducia e non discriminanti ed accrescere nei ragazzi quelle competenze emotive, razionali, relazionali e di autoconsapevolezza che gli permetteranno di confrontarsi serenamente con qualsiasi forma di diversità.
- Orchi Barbari vs Bulli: nel gioco di ruolo, i giocatori interpretano il ruolo di uno o più personaggi e tramite la conversazione creano uno spazio immaginato, dove avvengono fatti fittizi, avventurosi, in un’ambientazione narrativa. I ragazzi daranno vita ai personaggi creati da loro stessi su carta: gli avatar. Tali creazioni prenderanno vita attraverso i gesti e le emozioni dei ragazzi pur restando, al tempo stesso, altro da loro, trattandosi di interpretazioni narrative. Questa tipologia di dinamiche è fortemente indicata per il laboratorio ‘Orchi Barbari Vs. Bulli’, in quanto il LARP (Live Action Role Play) diviene fruibile ed esperienza positiva solo qualora venga valorizzata la diversità di ogni partecipante. Per il buon esito di una battaglia simulata, ad esempio, sarà fondamentale il ruolo del comandante come del gruppo di arcieri o di chi interpreti, durante essa, la spia in cerca di informazioni all’interno dell’area di gioco. Inoltre vi saranno determinati momenti in cui lo staff del laboratorio proporrà ad i giocatori determinati compiti che possano essere ben svolti con l’arguzia, piuttosto che con la forza fisica.
Per approfondire:
L’ABC delle mie Emozioni, Mario di Pietro, Erickson 2016
Tecnoliquidità. La psicologia ai tempi di internet: la mente tecnoliquida, Tonino Cantelmi, San Paolo Edizioni 2013
http://www.moige.it/progetto/off-4-a-day